Onorevoli Deputati! - L'impegno di adeguare la rilevazione, la produzione e la diffusione delle statistiche di genere in tutti gli ambiti, economici, culturali e sociali, è stato assunto solennemente dal Governo italiano insieme ai Paesi sottoscrittori della piattaforma della Conferenza delle Nazioni Unite sulla condizione femminile svoltasi a Pechino nel '95. Da tale impegno sono scaturite diverse raccomandazioni dell'Unione europea ed alcuni progetti di legge presentati al Parlamento italiano nelle precedenti legislature che non hanno trovato realizzazione.
Inoltre, nel quadro dell'ampia collaborazione istituzionale sui temi economico-sociali che il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro (CNEL) offre costantemente al Governo e al Parlamento, lo stesso Governo sollecitò, nel 1999, il CNEL a promuovere la sessione di verifica del «Patto sociale per lo sviluppo e l'occupazione» dedicata alle pari opportunità. Nel corso di tale iniziativa emersero serie carenze strutturali nella rilevazione dei dati e tutte le parti sociali sottolinearono l'esigenza di poter disporre in modo sistematico di una lettura di genere delle statistiche ufficiali, anche al fine di poter effettuare una corretta valutazione dell'impatto delle normative sulle politiche di pari opportunità.
Esigenza che, nel corso di questi ultimi anni, si è ulteriormente rafforzata alla
a) selezione degli argomenti che necessitano di essere indagati;
b) individuazione dei dati necessari per comprendere i differenziali di genere, i ruoli di donne e di uomini e i rispettivi contributi alle varie sfere della vita;
c) valutazione dei concetti, delle definizioni e dei metodi comunemente usati, alla luce delle «questioni di genere»;
d) sviluppo di nuovi concetti, definizioni e metodi, che tengano conto del differenziale di genere;
e) raccolta, elaborazione e presentazione delle statistiche in una forma che renda accessibile e facilmente leggibile la differenza di genere;
f) sviluppo di progetti di diffusione, allo scopo di rendere più conosciute le informazioni statistiche.
Gli indicatori, in particolare, devono essere rivisti alla luce dell'esperienza nazionale e internazionale, e rielaborati in modo da coprire un'informazione differenziata secondo il genere.
La presente proposta di legge intende assicurare che l'informazione statistica sia fornita in modo da tener conto delle metodologie sensibili al genere e consentire all'Istituto nazionale di statistica (ISTAT) di svolgere un ruolo pilota nei confronti di tutte le attività di ricerca e raccolta dati da parte di tutti i soggetti della pubblica amministrazione.
L'ISTAT ha già realizzato le principali azioni di adeguamento per la produzione di statistiche di genere, e dunque per il conseguimento degli obiettivi sopra indicati, almeno con riferimento alla disaggregazione dei dati secondo il sesso e per lo svolgimento di indagini specifiche in aree tematiche sensibili. Ciò nonostante è imprescindibile compiere un ulteriore sforzo coinvolgendo tutti i soggetti a fornire dati disaggregati uomini/donne al fine di completare tale processo di armonizzazione dei contenuti e delle metodologie di produzione dell'informazione statistica. Poiché, malgrado l'esigenza di un sempre maggiore dettaglio territoriale e di genere dell'informazione statistica ufficiale, trovano priorità e certezza di realizzazione i soli progetti statistici derivanti direttamente o indirettamente da regolamenti o da direttive comunitari (tra cui le rilevazioni statistiche economiche e di contabilità nazionale) e dalla normativa nazionale, sono attualmente a rischio elaborazioni e produzioni nuove, in aree non coperte e a forte domanda di informazione statistica, che collocherebbero l'Italia all'avanguardia nella sperimentazione e che sarebbero essenziali per la produzione e la definizione delle politiche ai diversi livelli gestionali e di governo.
La presente proposta di legge mira dunque a realizzare una sorta di «circolo virtuoso» tra statistiche sociali e statistiche di genere, e a fare in modo che dal rispettivo rafforzamento derivi un miglioramento complessivo dell'informazione statistica.
Si consideri, infine, il forte valore anche simbolico che assumerebbe l'approvazione di questo provvedimento legislativo nel corso del 2007, anno europeo per le pari opportunità.
L'articolo 1 della proposta di legge evidenzia come insieme alle modalità di raccolta e alla successiva fase di produzione ed elaborazione dei dati derivanti direttamente da documenti amministrativi o da precedenti rilevazioni, sia possibile migliorare anche il livello di qualità della diffusione e della comunicazione delle informazioni statistiche, che riveste centrale importanza e che attualmente avviene solo di rado separatamente per uomini e donne. L'offerta di informazione esistente, infatti, può già essere direttamente prodotta con la differenziazione per genere, attraverso la diffusione di metodi e standard comuni, l'armonizzazione degli archivi amministrativi e la valorizzazione delle fonti organizzate pubbliche e private (archivi, registri cartacei o informatici, basi di dati), ed eventualmente la modifica o la nuova impostazione della modulistica utilizzata. Nella produzione di informazioni statistiche, infatti, è centrale la raccolta di dati direttamente presso le persone fisiche o attraverso i documenti amministrativi derivanti dall'attività istituzionale delle amministrazioni o mediante fonti organizzate pubbliche e private ove, relativamente alle persone fisiche, il sesso e l'età degli individui quali variabili strutturali delle unità della popolazione, sono nella quasi totalità dei casi già previsti nel questionario o nel documento amministrativo, e consentono perciò un trattamento statistico finalizzato alla produzione di statistiche disaggregate secondo il genere.
L'articolo 2 contiene una lista delle macro-aree tematiche con esclusione di quelle aree nelle quali la produzione di statistiche secondo indicatori sensibili al genere è già obbligatoria in base ai regolamenti europei. Tra queste, sono comprese tutte le statistiche riguardanti il lavoro e l'economia, inclusi i dati relativi ai differenziali salariali, all'inoccupazione e alla disoccupazione di lunga durata, agli orari di lavoro.